La corsa all'AGI tra Cina e Stati Uniti
La competizione Geopolitica tra le due superpotenze è capitanata da due Startup per gli Stati Uniti vi è OpenAI ed in Cina sta emergendo Deep Seek, entrambe sono molto vicine ad un'AGI a livello umano
In questo numero:
Il ruolo di OpenAI, pioniera dell’innovazione AI con il modello o3
Project Stargate 500 miliardi per potenziare l’AI Americana
La rivoluzione tecnica di DeepSeek 01 e il ruolo della Cina tra ricerca e censura
Le possibilità e le minacce per l’Europa, ed il suo futuro nell’innovazione dell’AI
Quale scenario geopolitico per il futuro dell’AI?
Il ruolo di OpenAI: pionieri della rivoluzione AI
Se pensiamo al leader indiscusso della scena AI negli Stati Uniti, il nome di OpenAI è impossibile da ignorare. Con il suo modello di punta GPT-4, l’azienda ha dimostrato di essere in grado di trasformare il modo in cui lavoriamo, comunichiamo e persino pensiamo.
OpenAI o3: un balzo verso l'AGI
Alla fine del 2024, OpenAI ha presentato il suo ultimo modello, o3, durante l'evento “12 Days of OpenAI”. Questo modello ha suscitato grande interesse grazie ai suoi risultati senza precedenti nel benchmark ARC-AGI, ottenendo un punteggio del 75,7% in condizioni di calcolo standard e dell'87,5% con risorse illimitate. Il benchmark, creato dall'AI researcher François Chollet nel 2019, è progettato per valutare la capacità dei sistemi AI di affrontare problemi nuovi che richiedono un ragionamento generalizzato piuttosto che il semplice riconoscimento di schemi.
Nonostante i risultati impressionanti, Chollet e altri esperti hanno sottolineato che o3 non rappresenta ancora un'AGI. Infatti, o3 fallisce in alcuni compiti che sarebbero facili per gli esseri umani, ottenendo punteggi inferiori al 30% nella successiva iterazione del benchmark ARC-AGI, dove un umano intelligente otterrebbe oltre il 95%. Inoltre, Gary Marcus ha evidenziato i costi elevati e la mancanza di trasparenza come motivi di scetticismo riguardo a o3. OpenAI prevede di rilasciare o3 al pubblico nel 2025, con una versione ridotta, o3-mini, già prevista per la fine di gennaio 2025.
Le cinque innovazioni chiave di o3
Program Synthesis per l'adattamento dei compiti: o3 introduce la "program synthesis", che permette di combinare dinamicamente conoscenze apprese durante il pre-training per affrontare nuovi compiti.
Natural Language Program Search: Utilizza catene di pensiero (CoTs) e un sofisticato processo di ricerca durante l'inferenza per esplorare diverse soluzioni.
Evaluator Model: Integra un modello valutatore addestrato su dati etichettati da esperti, migliorando la capacità di ragionamento su problemi complessi.
Esecuzione dei propri programmi: o3 può eseguire le proprie catene di pensiero come strumenti per la risoluzione adattiva dei problemi.
Deep Learning-Guided Program Search: Usa un approccio guidato dal deep learning per valutare e perfezionare le soluzioni potenziali, nonostante le limitazioni nella scalabilità e nei costi.
Nonostante le sfide economiche e operative, o3 rappresenta un significativo passo avanti verso l'AGI, evidenziando sia le potenzialità che le complessità nello sviluppo di sistemi AI generalizzati. Sarà interessante vedere le evoluzioni dei maggiori competitor di OpenAI come Google con DeepMind e Anthropic ed i loro modelli di reasoning AI.
Il governo degli Stati Uniti lancia il progetto "Stargate" da 500 miliardi di dollari: ecco i dettagli
Il mondo tecnologico è in subbuglio dopo l'annuncio dello Stargate Project, un'iniziativa ambiziosa che promette di rivoluzionare il settore dell’intelligenza artificiale (AI) negli Stati Uniti. Con un investimento previsto di 500 miliardi di dollari in quattro anni, questo progetto mira a creare infrastrutture avanzate per sostenere i progressi nell'AI e consolidare la leadership americana nel campo.
Chi c'è dietro lo Stargate Project?
Dietro questa imponente iniziativa si celano alcuni dei nomi più illustri del settore tecnologico:
Masayoshi Son, CEO di SoftBank, gestirà il finanziamento del progetto.
Sam Altman, CEO di OpenAI, apporterà la sua esperienza nell’ambito dell’AI.
Larry Ellison, presidente esecutivo di Oracle, supervisionerà la costruzione delle infrastrutture necessarie.
Il progetto coinvolge anche aziende tecnologiche di spicco come Microsoft, Nvidia e Arm Holdings, che forniranno il loro supporto tecnico. Un altro attore chiave è MGX, una società di investimenti negli Emirati Arabi Uniti, che rappresenta uno dei principali partner finanziari.
Obiettivi e sfide
Obiettivi principali
L’obiettivo principale dello Stargate Project è costruire nuovi data center in grado di gestire i crescenti volumi di dati richiesti dai modelli di intelligenza artificiale avanzati. Queste infrastrutture saranno cruciali per supportare lo sviluppo e l’implementazione di soluzioni AI su larga scala, potenziando la capacità degli Stati Uniti di competere a livello globale.
Sfide finanziarie
Tuttavia, il progetto affronta numerose sfide, soprattutto riguardo alla provenienza dei fondi necessari:
SoftBank possiede un debito a lungo termine di 80 miliardi di dollari. L’azienda aveva raccolto 100 miliardi di dollari per il suo Vision Fund, ma ha incontrato difficoltà nel replicare il successo con il Vision Fund 2. La partecipazione di SoftBank in Arm Holdings, valutata oltre 140 miliardi di dollari al 22 gennaio 2025, potrebbe essere una fonte di finanziamento, con la possibile vendita di azioni per sostenere lo Stargate.
Oracle dispone di circa 11 miliardi di dollari in liquidità, ma deve far fronte a un debito di 80 miliardi di dollari.
OpenAI, ancora una startup dipendente da finanziamenti esterni, ha raccolto “solo” 6,6 miliardi di dollari lo scorso ottobre.
MGX potrebbe dover assumersi una parte significativa del peso finanziario, ma le sue risorse restano poco chiare. MGX ha tre investimenti attivi: OpenAI, xAI di Elon Musk e la startup Databricks. Mubadala, il fondo sovrano degli Emirati Arabi Uniti e investitore in MGX, gestisce circa 300 miliardi di dollari di asset, ma lo Stargate rappresenterebbe un impegno notevole anche per un fondo di tale portata.
MGX conta tra i suoi partner BlackRock, Silver Lake, Bain Capital e Vista Equity Partners, ma raccogliere 500 miliardi di dollari è un’impresa gigantesca. Al momento, le parti coinvolte non hanno fornito dettagli concreti sui meccanismi di finanziamento.
Sfide organizzative
La sfida non è solo finanziaria: la portata e la complessità di un’iniziativa così grande richiedono una pianificazione dettagliata che, al momento, sembra essere in parte mancante. Coordinare le risorse, garantire l'efficienza operativa e superare le barriere logistiche saranno essenziali per il successo del progetto.
Perché è importante?
Il progetto Stargate rappresenta una svolta strategica per il settore tecnologico americano, proponendosi come un’alternativa alle grandi infrastrutture esistenti, principalmente dominate dalla Cina e da altri Paesi asiatici. Se realizzato, potrebbe accelerare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale su larga scala, consolidando il ruolo centrale degli Stati Uniti nel panorama globale dell'AI nei prossimi anni.
Critiche, scetticismi e previsioni
Non mancano però gli scettici. Elon Musk, ad esempio, ha sollevato dubbi sulla solidità del finanziamento, affermando che i fondi realmente disponibili potrebbero essere molto inferiori rispetto a quanto annunciato. Inoltre, la relazione tra OpenAI e Microsoft, un tempo esclusiva, si sta evolvendo, con Microsoft che sembra voler ridurre i rischi derivanti dal supporto unilaterale.
Lo Stargate Project è una proposta ambiziosa, ma ricca di incognite. Se realizzato con successo, potrebbe rappresentare una pietra miliare nello sviluppo tecnologico globale, rafforzando la posizione degli Stati Uniti nel campo dell'intelligenza artificiale. Tuttavia, il futuro del progetto dipenderà dalla capacità dei suoi promotori di superare le sfide finanziarie ed organizzative, garantendo un'efficace implementazione e sostenibilità a lungo termine.
DeepSeek: l’anti-OpenAI cinese?
Dall’altra parte del Pacifico, la Cina non sta certo a guardare. La recente uscita del modello R1 da parte di DeepSeek ha messo in discussione molte certezze nel panorama AI globale. Questa startup emergente ha conquistato l’attenzione del settore, sia per le sue performance che per il contesto geopolitico in cui opera.
Da dove Arriva DeepSeek?
Avete mai pensato a un hedge fund di Wall Street che decide di abbandonare il trading per costruire un’intelligenza artificiale generale? Sembra assurdo, eppure è esattamente ciò che ha fatto High-Flyer, un fondo quantitativo cinese che, nel 2023, ha trasformato il suo intero reparto Ricerca & Sviluppo in quella che oggi conosciamo come DeepSeek.
Una cosa solitamente non nota al grande pubblico è che la Cina è il paese con il maggior numero di Papers Accademici di studi sull’Intelligenza Artificiale.
Con una strategia quasi surreale, il fondatore Liang Wenfeng ha scommesso su un team giovane e sull’ottimizzazione estrema, accumulando GPU prima delle sanzioni USA e assumendo ricercatori under 30. Liang non cerca profitti immediati, ma, come ha dichiarato lui stesso, “risposte alle domande più difficili del mondo”.
DeepSeek R1: Un breakthrough tecnico?
Marc Andreessen ha definito il modello R1 come “uno dei progressi più incredibili mai visti”. E i dati sembrano dargli ragione: R1 si posiziona come un concorrente diretto di modelli di punta come l’o1 di OpenAI, con risultati competitivi su alcuni benchmark chiave.
Ma il vero shock arriva dal costo: DeepSeek dichiara di aver addestrato il modello con soli 5,6 milioni di dollari, una cifra irrisoria rispetto ai centinaia di milioni investiti dai giganti americani.
Questa efficienza sorprendente è stata attribuita, almeno in parte, alle restrizioni imposte dagli Stati Uniti sull’esportazione di chip avanzati verso la Cina. Secondo il MIT Technology Review, le sanzioni hanno spinto DeepSeek a innovare ottimizzando risorse, processi e collaborazioni.
Innovazione sotto sanzioni
Pur operando sotto le pressioni delle restrizioni, DeepSeek sembra aver trovato modi creativi per aggirare gli ostacoli. Il CEO Liang Wenfeng ha ammesso che le sanzioni statunitensi rappresentano ancora un collo di bottiglia, ma il successo del modello R1 dimostra come limitazioni geopolitiche possano, paradossalmente, accelerare l’innovazione.
Senza accesso ai chip avanzati di NVIDIA, il team di DeepSeek ha rivoluzionato l’architettura dei modelli, puntando su algoritmi che lavorano come un’orchestra jazz: pochi strumenti, massima sintonia. La loro tecnologia principale, la Multi-head Latent Attention (MLA), taglia i calcoli inutili concentrandosi solo sui pattern rilevanti, riducendo del 40% il consumo di memoria.
In aggiunta, l’utilizzo del Mixture-of-Experts permette al modello di attivare solo le parti della rete neurale necessarie al compito specifico, un approccio che riduce ulteriormente il carico computazionale. È come avere un motore Ferrari che consuma come una Panda: addestrare DeepSeek-R1 è costato appena 15 milioni di dollari, contro i 150 milioni di Meta.
Le accuse, la censura cinese e le speculazioni
Non mancano però le critiche. Neal Khosla, CEO di Curai, ha accusato DeepSeek di essere parte di una strategia statale cinese per danneggiare la competitività americana abbassando artificialmente i prezzi dell’AI.
Il modello R1 è in grado di fornire risposte veloci e complesse ma ha qualche problemino se si affrontano tematiche care a Pechino come Taiwan o gli scontri di piazza Tienanmen del 1989.
Gli utenti non si fermano alla censura iniziale ma vi sono dei contenuti sui quali R1 non può dire quello che pensa, questa è una dimostrazione plastica di come l’AI possa essere uno strumento potente in mano a regimi e al servizio della geopolitica internazionale.
L’Europa, tra Opportunità e Fragilità nella Sfida Globale dell’IA
Un esempio significativo che mette in luce le difficoltà dell’Unione Europea nel competere nel campo dell’intelligenza artificiale è il caso di Mistral AI, startup francese considerata una delle realtà più promettenti d’Europa nel settore dei modelli linguistici di grandi dimensioni (large language models). Nata da ex dipendenti di Meta e DeepMind, Mistral AI è riuscita a raccogliere oltre 500 milioni di dollari in finanziamenti e a posizionarsi come il fiore all’occhiello della tecnologia europea. Tuttavia, la sua recente partnership con Microsoft ha evidenziato le fragilità dell’ecosistema europeo.
Il caso Mistral AI ha avuto un impatto anche sullo sviluppo del AI Act, il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale. Per favorire la competitività delle startup locali, l’Unione Europea ha allentato alcune delle norme più stringenti previste per i modelli fondamentali (foundation models), consentendo maggiore flessibilità nell’addestramento dei sistemi e nell’uso di dati protetti da copyright. Queste modifiche miravano a evitare un’eccessiva penalizzazione delle aziende europee rispetto ai giganti statunitensi.
Tuttavia, pochi giorni dopo l’approvazione di tali modifiche, Mistral AI ha annunciato un accordo con Microsoft: un investimento di 15 milioni di euro da parte del colosso di Redmond, che sarà convertito in quote di proprietà e vedrà i modelli linguistici della startup francese funzionare sul cloud Azure. Questo episodio ha sollevato un dibattito acceso su quanto l’Europa possa realmente competere con Stati Uniti e Cina senza rischiare di diventare un mercato di supporto per le Big Tech.
L’Unione Europea, pur essendo la seconda potenza economica mondiale, resta indietro nella competizione tecnologica. Gli investimenti in intelligenza artificiale europei sono significativamente inferiori a quelli statunitensi e cinesi. Tra il 2013 e il 2022, negli Stati Uniti sono state fondate 4.643 startup di IA, contro le 1.337 cinesi e poco più di 1.000 tra Regno Unito, Francia e Germania messe insieme. Le startup europee faticano non solo a raccogliere capitali ma anche a trattenere talenti: molte figure chiave nel campo dell’IA formate nelle università europee finiscono per lavorare negli Stati Uniti.
Eppure, il panorama europeo è tutt’altro che fermo. Iniziative come il progetto AI Factories, promosso dalla Commissione Europea, puntano a creare un ecosistema integrato basato su supercomputer, dati condivisi e collaborazione transnazionale. Inoltre, programmi come Horizon Europe prevedono investimenti significativi per sostenere le PMI e le startup innovative nel settore dell’IA. Tuttavia, l’efficacia di queste iniziative rischia di essere compromessa dalla frammentazione del mercato digitale europeo e dalla mancanza di una visione strategica comune.
In definitiva, l’Europa si trova davanti a un bivio: continuare a recitare il ruolo del "mastino normativo", regolando il mercato globale della tecnologia, o compiere un salto di qualità per diventare un attore di primo piano nella competizione tecnologica mondiale. Il caso Mistral AI, tra opportunità e contraddizioni, è un promemoria delle sfide che l’Europa deve affrontare per rivendicare un ruolo centrale nell’era dell’intelligenza artificiale.
Quali implicazioni per il futuro dell’AI?
Le strategie di sviluppo dell'Intelligenza Artificiale (AI) differiscono significativamente tra Cina, Europa e Stati Uniti.
La Cina adotta un approccio integrato e a lungo termine, combinando investimenti massicci in infrastrutture hardware con ricerche ispirate al funzionamento del cervello umano, supportate da una forte pianificazione governativa e collaborazioni tra università e industria. Questo modello favorisce l'innovazione rapida e la creazione di un ecosistema autosufficiente, incentivando anche l'uso di piattaforme open source nonostante le restrizioni geopolitiche.
Gli Stati Uniti, invece, si basano principalmente su un settore privato dinamico, con grandi aziende tecnologiche come OpenAI, Microsoft e Google che guidano i progressi attraverso investimenti significativi in ricerca e sviluppo. La flessibilità normativa e la cultura dell'innovazione favoriscono l'emergere di soluzioni rapide e avanzate, ma possono portare a una frammentazione delle iniziative.
L'Europa si distingue per un approccio più regolamentato e orientato all'etica, puntando a sviluppare AI in modo responsabile attraverso normative rigorose e investimenti coordinati a livello europeo. L'attenzione europea si concentra sulla protezione dei dati, la trasparenza e l'equità, cercando di bilanciare l'innovazione tecnologica con valori sociali e diritti individuali. In sintesi, mentre la Cina mira a una leadership globale tramite un modello centralizzato e integrato, gli Stati Uniti privilegiano l'innovazione privata e la rapidità di sviluppo, e l'Europa si focalizza su un progresso tecnologico etico e regolamentato.
L’impatto di DeepSeek R1 sui mercati
I mercati stanno reagendo in modo violento. Le big tech, da Microsoft (che ha stanziato 80 miliardi di dollari di spesa in CapEx quest’anno) a NVIDIA, hanno costruito strategie multimiliardarie basate su un presupposto: che i modelli di AI avanzati avessero bisogno di chip estremamente performanti e infrastrutture altrettanto costose. Ma se DeepSeek ha ragione, questo presupposto crolla come un castello di carte.
E le conseguenze non si sono fatte attendere:
NVIDIA sta vivendo il peggior declino della sua storia, con un tonfo dell’11% nel pre-market, che si traduce in centinaia di miliardi di dollari di capitalizzazione persi.
Il Nasdaq ha registrato un calo del 4% in un’unica giornata, innescando una vera e propria ondata di vendite su tutto il settore tech.
Un bagno di sangue, direbbero gli analisti.
Ma cosa significa davvero tutto questo? È possibile che il modello di DeepSeek cambi per sempre il modo in cui pensiamo – e investiamo – nell’AI? Oppure siamo davanti a un’evoluzione fisiologica del settore, che vedrà i colossi adattarsi a un nuovo paradigma?
Quello che è certo è che siamo di fronte a un passaggio epocale. La domanda da farsi, ora, è: chi saprà cogliere l’opportunità e chi, invece, sarà travolto dalla tempesta?
La corsa all’AGI tra Cina e Stati Uniti non è solo una questione tecnologica, ma un capitolo cruciale della competizione geopolitica globale. Modelli come GPT-4, o3 e R1 non rappresentano solo strumenti di innovazione, ma sono il simbolo di due approcci radicalmente diversi a livello geopolitico per l’AI.
Taiwan con NVIDIA rappresenta sicuramente uno degli scenari di scontro geopolitico più pericoloso per Stati Uniti e Cina, per quello Trump ha annunciato il progetto Stargate per mettere l’innovazione americana al riparo da azioni cinesi sull’isola da cui attualmente il comparto tech USA è dipendente.
Con DeepSeek già in cima alle classifiche delle app più scaricate sull’App Store e OpenAI che continua a spingere i limiti dell’intelligenza artificiale, sembra che il futuro dell’AI non appartenga più a una sola nazione o a un unico modello di business.
La vera domanda, quindi, è: quale filosofia prevarrà per l’innovazione: la Cinese o l’Americana? Siamo pronti per un’AGI che ridefinirà la nostra società e i suoi equilibri geopolitici? L’Europa inizierà a dotarsi di un sistema per gestire e stimolare l’innovazione tecnologica o si limiterà a normarla e basta?
La competizione tra OpenAI e DeepSeek rappresenta un’opportunità per il progresso o rischia di intensificare tensioni geopolitiche?
Cosa riserva il futuro?
Con OpenAI che continua a sviluppare modelli sempre più avanzati come o3 e DeepSeek che dimostra come l'innovazione possa prosperare anche sotto restrizioni, il panorama dell'AI nel 2025 promette evoluzioni significative.
In definitiva, la corsa all’AGI rappresenta non solo una competizione tecnologica, ma anche una battaglia per l’influenza globale nel definire il futuro dell’intelligenza artificiale e il suo impatto sulla società.
Al prossimo numero, nel frattempo scopri cosa puoi fare:
Ci sentiamo presto, nel frattempo puoi: