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Trascrizione

🧠 Il mondo del lavoro al bivio tra umanità e automazione

L'Intelligenza Artificiale non sta solo cambiando il lavoro. Sta cambiando il modo in cui inizia una carriera, il modo in cui si cresce, e chi resta fuori.

In questo numero di Kilobyte mappiamo ciò che sta accadendo nel mondo del lavoro globale con dati, casi e tendenze degli ultimi 30 giorni. Non singole notizie, ma un filo logico. Una nuova mappa.

📌 Qui trovi un editoriale (e un podcast) per leggere ciò che sta accadendo davvero — sotto la superficie delle breaking news.

🎧 Ascolta. Leggi. Rifletti.

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  • 🔗 5 link selezionati: il meglio sull’AI, l’innovazione e il digitale

  • 🛠 5 tool AI da scoprire e testare subito

  • ✍️ 5 prompt avanzati, già pronti per l’uso

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1. 🔻 Il lavoro entry-level sta scomparendo

Dario Amodei, CEO di Anthropic, ha dichiarato che entro 5 anni l’IA potrebbe eliminare fino al 50% dei lavori impiegatizi di primo livello.
👉 La riflessione di Dario Amodei su Wired

Sam Altman (OpenAI) definisce già gli agenti IA “junior employees”.

Il SignalFire Talent Report conferma: le assunzioni di neolaureati nelle Big Tech sono calate del 25% in un solo anno.
👉 SignalFire Talent Report 2025

👉 Secondo il Sole 24Ore l’AI ruberà il lavoro alla GenZ

🧩 Il primo gradino della carriera si sta sbriciolando. Senza fare rumore.


2. 📉 Le aziende stanno già agendo

Klarna (nota scale up svedese) ha inizialmente sostituito 700 addetti al customer service con un assistente GPT. Tuttavia, dopo diverse segnalazioni di criticità nel servizio clienti, l’azienda ha avviato una parziale retromarcia reintegrando parte del personale umano nei flussi più complessi. Una lezione di umiltà tecnologica e di coesistenza forzata tra IA e persone.
👉 Klarna ci ripensa
👉 Per il CEO di Klarna sta arrivando la recessione dei colletti bianchi

Aziende come Duolingo, Shopify e Salesforce stanno eliminando ruoli junior perché "può farlo l'IA", ma la transizione non pare essere semplice.
👉 Duolingo sostituirà i collaboratori con l’intelligenza artificiale, a rischio gli insegnanti di lingua?
👉 Duolingo, IA e utenti in rivolta, il CEO cade dalle nuvole: "non mi aspettavo un contraccolpo così grosso"

🧩 L’IA non è più una promessa: è già una leva di taglio nei costi operativi. Ma gli utenti non sembrano prenderla bene…


3. ⏱ La produttività dell’IA è reale… ma non per tutti

Nel Regno Unito, 20.000 funzionari pubblici hanno utilizzato Microsoft Copilot per 3 mesi.
Risultato: +26 minuti di produttività al giorno per ciascuno.
Tradotto: quasi 2 settimane lavorative recuperate ogni anno.
👉 https://www.ft.com/content/7c2aa19d-4c92-490d-bb35-f329a246fe5b

Sembra una buona notizia — e lo è.
Ma nasconde un effetto collaterale: la produttività cresce solo dove ci sono le condizioni per attivarla.
Non basta integrare uno strumento di IA.
Bisogna saperlo usare, capirne il contesto, fidarsi del suo output, decidere quando accettarlo o correggerlo.
Serve alfabetizzazione digitale, autonomia decisionale e spirito critico.

In altre parole: serve capitale cognitivo.

📌 Chi lavora già con informazioni, testi, analisi, decisioni — i knowledge worker — può aumentare la propria efficienza.
📌 Chi svolge lavori esecutivi, ripetitivi, manuali o senza accesso diretto agli strumenti digitali… no.
E spesso non è messo nelle condizioni per provarci.

🧩 L’IA non distribuisce valore in automatico.
Lo concentra dove ci sono competenze, dispositivi, contesto.
Così il divario non è solo tecnologico, ma culturale e organizzativo.

Il rischio? Un nuovo tipo di disuguaglianza. Non tra chi lavora e chi no.
Ma tra chi lavora con l’IA e chi lavora per l’IA.


4. 💻️ Impara l’AI e mettila da parte

Il PwC Global AI Jobs Barometer 2025 ha analizzato un miliardo di annunci di lavoro per capire l'impatto dell’IA sull’economia.
👉 L’analisi di PwC

I risultati? Contraddittori, ma chiari:

  • Nei settori dove si usa più IA, i lavori automatizzabili sono calati del 19% in tre anni

  • Ma la produttività è quasi quadruplicata, dal +7% (2018–2022) al +27% nel 2024

  • Il fatturato per dipendente è cresciuto 3 volte più velocemente

  • I salari in questi settori sono cresciuti il doppio

  • Chi possiede skill IA guadagna in media il 56% in più

🧩 L’IA non ruba il lavoro. Potenzia chi lo sa usare.


5. ⚠️ Sta emergendo una “two‑speed economy”, ed è la nuova colonna sonora del cambiamento

Da una parte, le aziende che adottano l’IA con convinzione: automatizzano, ottimizzano, innovano.
Dall’altra, quelle che attendono, frenano o semplicemente non possono permettersi la transizione.

📈 Fast adopters: tecnologia, finanza, e-commerce, media.
Sono settori ad alta pressione competitiva, dove l’IA sta già generando un salto di produttività, margini e velocità decisionale.

📉 Slow adopters: scuola, sanità, pubblica amministrazione, nonprofit.
Sono realtà più lente, spesso vincolate da regolamenti, budget ridotti o da un forte elemento umano.

👉 In apparenza più “stabili”, in realtà rischiano di rimanere tagliate fuori dal valore generato dall’innovazione.

Le aziende che sanno integrare l’IA ottengono margini migliori, costi ridotti e output significativamente superiori. Chi resta indietro — spesso senza competenze tecniche o processi di trasformazione strutturati — non cresce più.
👉 FT – Disrupted or displaced? How AI is shaking
👉L'analisi di Sean Kearney

L’indagine più ampia sul mercato del lavoro globale, da parte di PwC, di cui parlavamo prima, conferma il divario: le compagnie esposte all’IA hanno registrato un aumento del fatturato per dipendente del 27% contro l’8,5% dei settori meno digitalizzati.
👉 PwC 2025 Global AI Jobs Barometer 

Un’espressione sintetica lo descrive così su LinkedIn:

“Fast‑adopters will prefer AI fluency.
Slow‑adopters will lose talent and funding.”
👉 Sean Kearney su LinkedIn

Questa dinamica crea una faglia tra chi “orchestra” l’IA — definendo ruoli, processi e strategie — e chi ne viene subordinato o sostituito.


6. 📉 Il rischio è macroeconomico e nessuno lo sta affrontando

Il CEO di Klarna, Sebastian Siemiatkowski, ha lanciato un segnale forte:

“Se continuiamo a sostituire i lavoratori con l’IA senza un piano, rischiamo una recessione tra i colletti bianchi.”
👉 https://www.businessinsider.com/klarna-ceo-ai-may-cause-recession-white-collar-jobs-threat-2025-6

Una previsione che smette di essere provocatoria quando si affianca a quella di Dario Amodei (Anthropic), secondo cui l’IA potrebbe portare il tasso di disoccupazione negli USA al 20%, eliminando fino al 50% dei lavori impiegatizi nei prossimi cinque anni.
👉 https://www.axios.com/2025/05/28/ai-jobs-white-collar-unemployment-anthropic

Non stiamo più parlando di “transizione digitale”.
Stiamo parlando di shock occupazionale.

E mentre l'automazione nei settori operativi è avvenuta in decenni, quella tra knowledge worker sta avvenendo in tempo reale — silenziosa, frammentaria, ma sistemica.
Con una velocità tale da non permettere né alla formazione, né alla politica, né alla protezione sociale di stare al passo.

🧩 Questo non è solo un problema di “skill mismatch”.
È un rischio macroeconomico a tutti gli effetti.
E come ogni rischio sistemico, non colpirà in modo uniforme.

Chi possiede competenze avanzate, capitale sociale e capacità di adattamento ne uscirà rafforzato.
Chi è ai margini, o si affaccia ora al mercato del lavoro, rischia di non avere il tempo (né le risorse) per riqualificarsi.

La posta in gioco, quindi, non è solo l’efficienza produttiva.
È la coesione sociale.


7. 📚 L'upskilling non è al passo. E il tempo sta scadendo.

Secondo il World Economic Forum e McKinsey, il 70% delle competenze necessarie entro il 2030… oggi non esiste.
👉 https://www.weforum.org/agenda/2023/05/jobs-of-tomorrow-skills-2030/

Eppure, mentre il lavoro cambia pelle sotto i nostri occhi, la formazione rimane ferma al secolo scorso.

  • La maggior parte delle aziende si limita a “parlare” di reskilling, senza una roadmap concreta.

  • I corsi si concentrano su tool e non su mentalità.

  • Le iniziative pubbliche sono spesso lente, frammentate, scollegate dal mondo reale.

🔍 Il risultato?
Un paradosso crescente: il lavoro si evolve più in fretta delle persone.

E chi resta indietro, non ha nemmeno gli strumenti per capire quanto sta rimanendo indietro.

🧩 Non basta “offrire corsi”. Serve un piano nazionale — e aziendale — per rigenerare il capitale umano:

  • Formazione continua, accessibile e territoriale

  • Competenze digitali ma anche soft skills evolute (pensiero critico, adattabilità, collaborazione con IA)

  • Modelli ibridi di apprendimento e percorsi di crescita interni nelle imprese

🎯 Perché la vera sfida non è più solo “trovare persone competenti”.
È fare in modo che esistano.


8. 🧭 La politica è in ritardo. E il lavoro non può aspettare.

Il Regno Unito ha deciso di rimandare la regolamentazione sull’intelligenza artificiale per “non ostacolare l’innovazione”.
👉 https://www.ft.com/content/55dd2588-66b0-4ad3-9d60-fab763a50b9e

Una scelta che riflette un’ambiguità sempre più pericolosa: da un lato il timore di soffocare il potenziale economico dell’IA, dall’altro l’incapacità di proteggere chi ne subirà gli effetti più duri.

Ma fuori da Westminster, il mondo reale è meno attendista:

  • L’88% dei cittadini britannici chiede maggiore controllo pubblico sui sistemi di IA dopo il lancio

  • Aumentano le richieste di audit algoritmici, garanzie occupazionali, strumenti di tutela

  • Negli Stati Uniti cresce il dibattito sull’obbligo di “AI impact statements” per le aziende

🔍 La questione non è più se regolare, ma come farlo senza rincorrere gli eventi.

Il vuoto normativo, oggi, è un rischio triplo:

  1. Per i lavoratori, che vengono sostituiti senza protezioni o percorsi alternativi

  2. Per le aziende responsabili, che si trovano svantaggiate rispetto a chi gioca senza regole

  3. Per la democrazia, che rischia di essere percepita come irrilevante in un cambiamento epocale

🧩 Se la politica non entra ora nella partita, sarà solo chiamata a gestirne i danni dopo.


🎯 Il futuro del lavoro non è scomparso. Ma ha cambiato forma.

In meno di un mese, il mondo ci ha detto otto volte la stessa cosa.
Con toni diversi, in lingue diverse, da testate e Paesi diversi.
Il messaggio è chiaro:
L’IA sta riscrivendo le fondamenta del lavoro.
Non con una rivoluzione fragorosa, ma con una ristrutturazione silenziosa.
Dal basso. Dalla base.

📉 Meno junior.
📈 Più produttività.
💡 Più valore per chi sa usare l’IA.
E una domanda sospesa: che ne sarà del talento umano?

È questa la vera questione.

Non “lavoreremo tutti meno” (slogan comodo).
Non “l’IA ci ruberà il posto” (narrativa ansiogena).
La realtà è più complessa:
Stiamo entrando in un’epoca in cui il lavoro non sparisce — si ridistribuisce.
Non a caso.
Non in modo equo.
Ma lungo linee di competenza, accesso, cultura e politica.

Questa è la vera sfida.


🔍 Il lavoro come ascensore sociale… è ancora accessibile?

Per decenni, l’ingresso nel mondo del lavoro aveva una logica:
Si iniziava da ruoli entry-level, si imparava osservando e facendo, si cresceva.
Era un percorso. Un gradino alla volta.

Oggi quel primo gradino si sta dissolvendo.
Non perché non serva più il lavoro.
Ma perché alcune sue funzioni sono più veloci, più scalabili, più “efficienti” se svolte da un agente IA.

Nessuno lo dice, ma lo si intuisce dai dati:

  • I ruoli entry-level diminuiscono

  • Le assunzioni junior calano

  • I processi si automatizzano

  • Le aziende si chiedono: “Perché assumere se posso integrare?”

La risposta, almeno per ora, non è sistemica. È utilitaristica.

🔧 Cosa possiamo fare (davvero)?

Ecco tre punti già emersi. Ma che meritano di essere approfonditi.

1. Upskilling radicale

Non possiamo limitarci a “insegnare a usare ChatGPT”.
Serve un’infrastruttura permanente di apprendimento per il lavoro di domani.
E serve ora, non nel 2030.
Bisogna formare nei territori, nei settori tradizionali, nelle scuole tecniche.
L’IA non deve restare un privilegio metropolitano per creativi e sviluppatori.
Deve diventare una leva di inclusione.

🎯 Proposta: una “rete nazionale di centri per la competenza digitale diffusa”, pubblico-privata, sul modello degli AI Bootcamp ma con governance territoriale.

Il Veneto da questo punto di vista sta investendo sui centri di digitalizzazione i cosiddetti Innovation Hub e mi piacerebbe un domani poterne realizzare uno io nel mio territorio.

2. Leadership trasformativa

Chi guida aziende e istituzioni deve smettere di delegare l’AI a “chi se ne intende”.
Deve capirla. Valutarne l’impatto. Farne una leva di senso, non solo di taglio costi.
La vera leadership sarà quella capace di tenere insieme produttività e umanità.

🎯 Servono percorsi obbligatori di AI awareness per dirigenti pubblici e privati, con focus etico-strategico e non tecnico.

3. Responsabilità condivisa

L’AI non è neutra.
Non è “tecnologia” in senso astratto. È una struttura di potere.
E come tale va governata.

Il futuro del lavoro riguarda tutti.
Non solo le aziende tech, non solo chi ha “skill digitali”.
Riguarda operai, docenti, operatori sociosanitari, artigiani, freelance.
Riguarda la società.

🎯 Servirebbe una Consulta nazionale sull’impatto dell’IA sul lavoro, composta da imprese, sindacati, esperti, giovani e territori. Non un tavolo istituzionale. Una comunità permanente di dialogo e visione per discutere questo momento di transizione insieme


🧭 Il futuro quale sarà?

L’Intelligenza Artificiale non ha distrutto il lavoro.
Ha solo iniziato a ridefinirne l’accesso, il valore, la distribuzione.

Ma attenzione: se togliamo il primo gradino, chi arriverà in cima tra 10 anni?

Forse il futuro non sarà senza lavoro.
Ma sarà un futuro in cui il lavoro — e con esso, la dignità, l’autonomia e l’identità — sarà accessibile solo a chi saprà parlare fluentemente la lingua dell’IA.

E allora la vera domanda non è “che lavoro faranno i nostri figli?”
Ma: “quali strumenti avranno per restare parte del gioco?”


🤖 E i robot? La prossima frontiera

Se l’intelligenza artificiale sta cambiando il lavoro d’ufficio, la robotica sta per trasformare anche quello manuale.

Figure AI ha recentemente siglato un accordo con BMW per l’integrazione dei propri robot umanoidi negli stabilimenti produttivi. I primi test nel complesso industriale di Spartanburg (Carolina del Sud) mostrano dati impressionanti: i robot hanno lavorato in autonomia per oltre 20 ore consecutive, con una produttività fino a tre volte superiore rispetto ai lavoratori umani.

Nel frattempo, il robot Helix – progettato per la logistica – ha raggiunto una velocità media di smistamento pacchi di 4,05 secondi per unità, avvicinandosi ai ritmi umani. Grazie a miglioramenti architetturali come la memoria visiva, lo storico degli stati e il feedback di forza, Helix manipola oggetti di forme e materiali diversi con sempre maggiore destrezza. In breve: impara, si adatta, e migliora.

🧩 La rivoluzione robotica non è più teoria. È prototipo che scala. E aggiunge un nuovo livello di complessità al futuro del lavoro.


🧭 Meme

Concludiamo con una nota di colore: Apple che a proposito di AI è considerevolmente fuori dai giochi nonostante sia una delle aziende più capitalizzate al mondo ha rilasciato un paper in cui dice qualcosa che gli esperti di AI sapevano già, l’AI non ragiona ma simula il ragionamento.
Tutto corretto, ma pare un po’ la volpe che non arriva all’Uva e dice che non ha fame.


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