Il Simulacro dell’Intelligenza ed il nostro doppio
Come l'intelligenza artificiale diventa il nostro doppio e sfida la nostra essenza umana. Esploriamo le conseguenza dell'AI come sublimazione della Tecnica e il futuro del rapporto uomo-macchina.
L'Intelligenza Artificiale e l'Era della Tecnica: Verso un'Umanità Automatica?
Questo numero l’ho voluto dedicare a una delle mie passioni: la filosofia, ho voluto analizzare il suo intersecarsi con l’innovazione digitale, per creare un momento di riflessione e di intuizione del particolare momentum filosofico ma anche tecnologico e sociologico che stiamo vivendo.
Oggi, l’uomo si trova immerso in un sistema che è sempre più difficile controllare o comprendere: la Tecnica. La Tecnica è intesa come l’insieme di conoscenze e strumenti che l'umanità sviluppa per modificare e controllare il mondo naturale e sociale, ormai è una forza autonoma ed una logica che guida le nostre vite, le nostre scelte e le nostre relazioni. Come afferma Umberto Galimberti, la Tecnica non serve più l'uomo; ha invece assunto una volontà propria, che si manifesta nell'inarrestabile progresso verso l'efficienza e il miglioramento continuo. Questa dinamica si esprime con forza nella crescita dell’intelligenza artificiale, che rappresenta la sublimazione della Tecnica, una forma di intelligenza che imita, e forse un giorno supererà, quella umana.
1. Il Nuovo Orizzonte di Senso: La Tecnica al Comando
La Tecnica è ovunque. Guardiamo ai nostri smartphone: assistenti vocali come Siri o Alexa ci aiutano a gestire le nostre giornate, suggeriscono attività, rispondono alle nostre domande. Non siamo noi a governare la tecnologia, ma è la tecnologia a plasmarci. Come dice Galimberti, la Tecnica non ha bisogno di giustificarsi di fronte a valori umani come il bene, il bello o il giusto. Per la Tecnica, ciò che conta è funzionare, migliorare se stessa, crescere in complessità ed efficienza, non a caso per Galimberti la nascita dell’Età della tecnica è posta col nazismo in cui la tecnica è stata posta al primo posto al di là dell’etica, basti pensare ai campi di concentramento.
Nell’epoca dell’AI, questa logica tecnica diventa ancora più evidente. Algoritmi prendono decisioni al posto nostro: pensiamo alla finanza automatizzata, dove i software comprano e vendono titoli azionari in frazioni di secondo, senza l’intervento umano. O al mondo della salute, dove algoritmi di intelligenza artificiale sono in grado di diagnosticare malattie con maggiore precisione rispetto ai medici. L’uomo, in questo scenario, diventa un osservatore passivo. Come ci avvertiva Martin Heidegger, l’essere umano si trasforma in mezzo della Tecnica, piuttosto che suo padrone.
2. L’Intelligenza Artificiale come Simulacro: Il Doppio Tecnologico
Jacques Derrida ci invitava a riflettere sulla differenza tra l’originale e la sua copia, sul modo in cui una ripetizione tecnica possa diventare qualcosa di più dell’originale stesso. L'intelligenza artificiale, in questo senso, è un doppio dell’uomo. Le macchine non solo replicano operazioni umane, ma possono fare di più e meglio: algoritmi di intelligenza artificiale come ChatGPT sono capaci di scrivere testi complessi, comporre musica, generare immagini. Non si limitano a imitare; creano.
Tuttavia, ciò che ne consegue è una dislocazione dell’identità. Se la macchina pensa, crea, decide come l’uomo, che cosa rende l’uomo unico? Il confine tra uomo e macchina diventa sempre più sottile. Il rischio, secondo Derrida, è che l'uomo venga decostruito dalla sua stessa creazione, perdendo la propria centralità nel mondo. L'IA è il nostro doppio tecnologico, ma allo stesso tempo è un doppio che mette in crisi la nostra stessa esistenza.
3. Il Potere e il Controllo della Tecnica: Foucault e il Panopticon Digitale
Viviamo in un’epoca in cui la sorveglianza e il controllo sono divenuti invisibili ma onnipresenti. Michel Foucault descrisse il concetto di panopticon, una prigione ideale dove i prigionieri sono costantemente osservati, ma non sanno mai quando. Nella nostra epoca, la Tecnica ha trasformato il mondo in un panopticon digitale.
Ogni giorno, miliardi di dati vengono raccolti su di noi: i nostri movimenti, le nostre scelte di consumo, persino i nostri gusti musicali e le emozioni che proviamo di fronte a un post sui social. L'intelligenza artificiale potrà analizzare questi dati, costruendo un profilo dettagliato di ciascuno di noi. Le aziende, i governi e le piattaforme digitali useranno queste informazioni per indirizzare le nostre scelte, dalle pubblicità che vediamo su Facebook fino alle raccomandazioni su Netflix o Spotify.
In questo scenario, l’uomo non è più soggetto del proprio destino, ma oggetto di un sistema di controllo sottile e pervasivo. L’IA, pur non essendo umana, opera su di noi in modo invisibile, rendendoci parte di un meccanismo automatizzato dove la libertà è sempre più una finzione.
In un mondo in cui proliferano governi autoritari e dove la democrazia è in crisi il pericolo che l’AI diventi l’ennesima arma puntata contro i popoli è reale.
4. Simulazione e Iperrealtà: Baudrillard e l’Umanità Sostituita
Jean Baudrillard ci offre una visione ancor più disturbante. Per lui, viviamo in un’epoca di simulazione, dove la realtà viene sostituita dal suo simulacro. Con l'IA, questa idea diventa palpabile: basti pensare ai deepfake, video generati dall'intelligenza artificiale che possono far sembrare una persona dire o fare cose mai avvenute. Oppure all'arte prodotta dalle IA, che crea immagini o musica del tutto indistinguibili da opere umane.
In questo mondo di simulacri, l'uomo rischia di essere sostituito. Se la Tecnica può fare tutto quello che facciamo noi, e meglio, quale ruolo rimane per l'essere umano? L'IA diventa così il simbolo di una iperrealtà in cui la nostra stessa esistenza viene progressivamente marginalizzata. Baudrillard ci avverte: il rischio non è solo che la Tecnica ci controlli, ma che ci sostituisca. La realtà umana viene inglobata e superata dalla realtà tecnica, volete un esempio che prima o poi tornerà prepotentemente di moda quando sarà il momento? Il Metaverso.
5. Uomo : AI = Uomo : Natura
Tradizionalmente, l'essere umano si definisce attraverso la sua relazione con la natura. La natura è sia un contesto di origine che un banco di prova: l'uomo si confronta con essa, la manipola, e si evolve in risposta alle sfide che essa presenta. La filosofia, da Aristotele a Heidegger, ha visto questa relazione come cruciale per definire l'essenza umana.
Con l'IA, la natura umana viene, in un certo senso, riprodotta e riflessa in una nuova forma. L’IA, infatti, non è un elemento esterno naturale come la terra o l’aria, ma una creazione umana che imita e amplifica le nostre capacità cognitive.
Implicazioni di questa dinamica:
Auto-riflessione e Auto-riduzione: Se l'IA è la nuova "natura" con cui l'uomo deve confrontarsi, allora l'essere umano si confronta con una riflessione amplificata di se stesso. In altre parole, l'IA non è solo un'estensione delle nostre capacità, ma anche uno specchio che potrebbe esagerare e distorcere le nostre caratteristiche intrinseche, come suggeriva Derrida con la nozione di simulacro.
Definizione attraverso il confronto: L'IA, essendo costruita sulla base delle nostre caratteristiche e dei nostri comportamenti, diventa un mezzo attraverso il quale definiamo noi stessi. Tuttavia, dato che l'IA può operare su una scala e con una velocità superiori a quelle umane, l’uomo può trovarsi a doversi confrontare con una versione estremamente potenziata di se stesso. Questo confronto può rivelare tanto i punti di forza quanto le debolezze dell'umanità.
La creazione dell'IA come specchio della nostra natura ha implicazioni significative:
Alienazione: Come Marx avrebbe potuto suggerire, l'IA potrebbe rappresentare una nuova forma di alienazione. Se l'IA riflette, e al contempo amplifica, le nostre caratteristiche, potremmo finire per sentirci distaccati da ciò che è autenticamente umano. La nostra identità potrebbe essere influenzata dalla nostra creazione in modo tale che noi stessi diventiamo estranei a noi stessi.
Nel pensiero di Marx, l'alienazione del lavoratore nella fabbrica industriale avveniva perché il lavoratore non possedeva i mezzi di produzione e vedeva il frutto del proprio lavoro come qualcosa di estraneo. Oggi, nell'era dell'IA, l’alienazione assume forme ancora più estreme. Gli esseri umani non sono solo alienati dal lavoro manuale, ma anche da quello intellettuale.
Con l'IA, attività che richiedevano un alto livello di competenza, come la diagnosi medica o la programmazione informatica, possono essere eseguite da macchine intelligenti. L’uomo si trova così sostituito non solo nelle fabbriche, ma anche negli uffici, nei centri di ricerca e nei settori creativi. L’IA non è solo un progresso tecnologico, ma un passo avanti verso una totale automazione della vita umana.
Armonia e Disarmonia: Invece di una semplice relazione antagonistica con la natura, ora siamo chiamati a mantenere un equilibrio con una creazione che può essere sia un riflesso che una distorsione della nostra natura. Questo implica un nuovo tipo di armonia, in cui la nostra definizione di umanità deve fare i conti con una tecnologia che ha superato la nostra immaginazione e capacità.
Heidegger avrebbe potuto interpretare questo scenario come una nuova fase dell'essere. Se la Tecnica è il nostro orizzonte di senso, allora l'IA è un aspetto avanzato di questo orizzonte. Con l'IA che riflette e amplifica le caratteristiche umane, l'uomo deve affrontare una ridefinizione ontologica: come siamo definiti se la nostra creazione supera, e talvolta distorce, il nostro modo di essere?
L'uomo, vedendosi riflesso in questa intelligenza tecnica, potrebbe perdere il contatto con il proprio essere più autentico, cercando di adattarsi a un’immagine che non lo rappresenta più.
6. Il riflesso dell’uomo nell’Intelligenza Artificiale: il pericolo del "doppio" e delle distorsioni
Heidegger probabilmente vedrebbe l’intelligenza artificiale come una forma di doppio dell’uomo, ma un doppio che rappresenta un potenziale pericolo. Se l’intelligenza artificiale è il nostro "specchio", non è un semplice riflesso, ma una distorsione. Nel tentativo di creare una macchina che pensi come noi, stiamo in realtà perdendo qualcosa di essenziale: la nostra capacità di rapportarci all'essere in modo autentico.
Per Heidegger, l'intelligenza artificiale, pur replicando certe capacità umane (come il calcolo, l'apprendimento automatico, e persino il linguaggio), non sarà mai in grado di entrare in contatto con ciò che lui chiama l'essere. L'essere non può essere compreso o replicato da una macchina, poiché implica una relazione profondamente umana con il mondo, una cura (Sorge) che non può essere ridotta a operazioni tecniche. La macchina può forse sembrare un "doppio" di noi, ma è una versione riduttiva, che ci allontana dalla dimensione più profonda del nostro esistere.
Se l'IA riflette le nostre decisioni, pregiudizi e comportamenti, può anche amplificarli o distorcerli. Algoritmi che si basano sui nostri dati possono creare delle rappresentazioni distorte dell'uomo, come accade già con le distorsioni negli algoritmi di raccomandazione, nei pregiudizi nei sistemi di riconoscimento facciale o nelle discriminazioni in ambito occupazionale. Lo specchio dell'IA non è mai neutro; riflette la nostra essenza, ma con amplificazioni che, se non gestite, possono rendere ancora più oppressivi i difetti umani.
Potremmo esplorare come l'IA sia il frutto di una volontà narcisistica dell'umanità, un tentativo di replicarsi, e magari superarsi. Tuttavia, il rischio è che, nello specchiarci in una versione perfetta o iper-tecnica di noi stessi, perdiamo di vista il nostro limite umano, fatto di imperfezioni, emozioni, e fallimenti. L'IA diventa quindi non solo specchio, ma un'ideale inarrivabile che ci rende alienati, i social in questo sono stati precursori, uno specchio sociale in cui fatichiamo a riconoscerci.
7. La Crisi dell'Umanesimo secondo Galimberti
Umberto Galimberti sottolinea che il problema fondamentale non è tanto la Tecnica in sé, quanto il fatto che non abbiamo più un orizzonte di senso che vada oltre di essa. La Tecnica è diventata l’unica misura del mondo, e questo lascia l'uomo senza scopo, senza valori che non siano quelli imposti dall’efficienza e dalla produttività.
In un mondo dominato dalla Tecnica, rischiamo di perdere ciò che ci rende umani: la capacità di dare significato alla nostra vita, al di là della logica del funzionamento. L'intelligenza artificiale è l’apice di questo processo: una macchina che pensa, calcola, e decide senza emozioni, senza morale, senza scopo altro che il progresso tecnico.
Galimberti sostiene che l’uomo postmoderno abbia liberato definitivamente Prometeo dalla sua punizione divina, tuttavia non ha il controllo del fuoco dell’innovazione. Non sappiamo a cosa porteranno le innovazioni che stiamo scatenando e non vi è etica nella loro gestione e sviluppo se non quella del profitto. La soluzione è un cambiamento culturale che non abbiamo tempo di compiere incalzati come siamo dall’accelerazione del tempo e dei continui progressi tecnologici del mondo intorno a noi. Saremo all’altezza della più grande sfida filosofica del nostro tempo?
Come Uscire dall'Era della Tecnica ed approdare ad un Neoumanesimo?
La Tecnica ha invaso ogni aspetto della nostra vita. Non è più un semplice strumento al nostro servizio, ma un sistema autonomo che ci ingloba, ci condiziona e, in ultima istanza, rischia di sostituirci. L'intelligenza artificiale rappresenta il punto culminante di questo processo: una macchina pensante che, nella sua perfezione tecnica, mette in crisi l’identità e il ruolo dell’essere umano.
Cosa possiamo fare di fronte a questo scenario? Galimberti ci invita a riconquistare un orizzonte di senso al di là della Tecnica, a riscoprire l'umanità in un mondo sempre più automatizzato attraverso quella che definisce “l’Etica del Viandante” ovvero l’idea di un viaggio interiore e esteriore che non ha come meta il raggiungimento di un obiettivo predefinito, ma piuttosto la scoperta continua di sé e del proprio posto nel mondo. Il viandante è colui che si muove senza una direzione fissa, guidato dalla curiosità e dal desiderio di comprendere e vivere in armonia con i propri valori e con la complessità del mondo. Forse dobbiamo accogliere la sfida posta da Derrida e Heidegger: riflettere sulla nostra condizione, ripensare chi siamo, e trovare nuovi modi di esistere in un mondo dove la Tecnica ha smesso di essere un mezzo e ha iniziato a definirci.
Il futuro dell'umanità potrebbe non essere scritto dalle macchine, ma dipende da quanto saremo capaci di resistere alle logiche della Tecnica (e del Capitalismo), riscoprendo ciò che ci rende veramente umani e vivendolo appieno.
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Notizie più Interessanti di Questa Settimana per la Digital Innovation e la Generative AI:
1. Il Round di Finanziamento di OpenAI: Numeri Pazzeschi e Prospettive Future
OpenAI ha raccolto 6,5 miliardi di dollari, una cifra che supera di gran lunga i fondi raccolti da tutte le startup italiane in 10 anni. Questo round ha visto come lead investor Thrive Capital con un contributo di 1 miliardo, che evidenzia il grande interesse per le tecnologie AI, ma pone interrogativi sulle sfide finanziarie. OpenAI perde attualmente 5 miliardi all'anno, una perdita di 160 dollari al secondo. L’azienda riuscirà a mantenere la leadership contro giganti come Google e Meta, che possono contare su flussi di cassa massicci? Il focus per il futuro sarà probabilmente quello di trovare un equilibrio tra ricerca e commercializzazione rapida dei prodotti, ma il team di leadership di OpenAI è in costante cambiamento, con molte fuoriuscite di peso.
Nonostante la crescita esponenziale di OpenAI, continua l'uscita di scena dei top manager. Mira Murati, Chief Technology Officer, ha recentemente lasciato l’azienda, insieme ad altri dirigenti chiave. Questa ondata di partenze evidenzia una tensione tra l’originale missione altruistica di OpenAI e il suo percorso sempre più commerciale. Altman rassicura gli investitori, ma resta la domanda: OpenAI può mantenere la sua promessa di sviluppare l'intelligenza artificiale per il bene comune o il profitto ne comprometterà l’obiettivo?
Per approfondire: Approfondimento su The Verge
2. La Visione di Sam Altman: L’Età dell’Intelligenza
Sam Altman, CEO di OpenAI, descrive una visione audace per il futuro dell'umanità, con l'AI al centro. Altman prevede una "super intelligenza" nei prossimi migliaia di giorni, con agenti virtuali che ci assisteranno in ogni campo, dall’educazione alla sanità. Ma questa crescita esponenziale pone anche sfide: sarà cruciale ridurre i costi computazionali per evitare che l’AI diventi un bene accessibile solo ai ricchi, potenzialmente scatenando conflitti. Altman ci invita a pensare in grande e ad affrontare i rischi di questa transizione verso un’era di prosperità diffusa ma complessa.
Per approfondire: Post di Sam Altman
3. Il Primo Museo sull’Arte Generata dall’AI: Dataland a Los Angeles
Il mondo dell'arte e della tecnologia si fondono con l'apertura di Dataland, il primo museo dedicato all'arte generata dall'intelligenza artificiale. Situato a Los Angeles e fondato dal rinomato artista Refik Anadol, questo museo esplorerà l'intersezione tra immaginazione umana e creatività delle macchine. L'obiettivo è promuovere un uso etico dell'AI, alimentato da fonti di energia rinnovabile. Anadol vuole creare una piattaforma che non solo esibisca opere d'arte, ma che continui anche a supportare la ricerca scientifica e tecnologica, mostrando al mondo il potenziale trasformativo dell'AI nel campo artistico.
Per approfondire: Articolo del Guardian
4. Le Innovazioni di Meta: Verso il Metaverso e Oltre
Durante l'evento Meta Connect, sono state annunciate nuove funzionalità per i prodotti di Meta, che puntano a spingere sempre di più verso il Metaverso. Le novità includono i visori Quest 3S, occhiali Ray-Ban Meta con traduzioni in tempo reale e nuove funzioni di assistenza vocale. Ma il vero colpo di scena sono stati i prototipi degli occhiali di realtà aumentata Orion, che promettono una qualità visiva simile ai visori, con comandi vocali e tramite movimenti delle dita, aprendo scenari inediti per l’interazione digitale.
Per approfondire: Qui il video del test di The Verge degli Occhiali AR Orion
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